Yle alza la voce: la Finlandia resterà all’Eurovision solo se le regole cambiano davvero

La Finlandia non ha alcuna intenzione di fare da comparsa a Vienna 2026. Yle, l’emittente pubblica finlandese, ha fissato i paletti con la precisione chirurgica con cui solitamente costruisce palco, luci, nebbia scenica e trauma pop. Il messaggio è elegante, diplomatico e tagliente: o l’EBU applica fino all’ultimo dettaglio le nuove regole, oppure Helsinki spegne la tv e manda i Käärijä 2.0 a casa.

Nel comunicato diffuso alla vigilia dell’Assemblea Generale della UER a Ginevra, il gruppo direttivo di Yle non usa giri di parole: il voto deve essere impossibile da manipolare e il concorso deve tornare a essere neutrale, cioè privo di governi che usano il televoto come arma geopolitica e influencer che trasformano la gara in un referendum di TikTok. Non serve traduzione simultanea per capire il sottotesto: si parla di Israele, e delle campagne orchestrate negli ultimi anni.

La Finlandia definisce “un passo nella direzione giusta” il pacchetto di misure proposto dall’EBU: ritorno della giuria anche in semifinale, voto dimezzato da 20 a 10, controlli tecnici potenziati contro le valanghe di voti coordinati. Ma Yle non concede applausi gratis: vuole garanzie reali, verifiche, applicazione rigorosa e la certezza che nessuno possa piegare il concorso a propaganda di Stato.

A pesare, e parecchio, anche un’altra condizione: il numero dei Paesi deve restare “sufficientemente alto”. Traduzione dal finlandese istituzionale al linguaggio umano: se mezzo continente esce sbattendo la porta per la questione Israele, la Finlandia non ha intenzione di restare a guardarne le macerie musicali.

In più, Yle parla di costi e sicurezza: niente aumento spropositato delle spese, e tutela totale per artisti e pubblico. Insomma, il paese che ha regalato al mondo la verde giacca di paillettes radioattive più iconica della decade non vuole scherzi.

La frase chiave arriva dalla CEO Marit af Björkesten: «L’Eurovision è nato per farci incontrare nonostante le differenze. Ma perché questo sia ancora possibile, va impedito che diventi strumento d’influenza politica». Se la metti così, persino la mascotte del Melodifestivalen si farebbe seria.

La decisione definitiva arriverà solo dopo l’Assemblea di Ginevra. Poi, e solo poi, Yle deciderà se comprare il biglietto per Vienna o rimandare la festa. Considerando che la Finlandia ha partecipato 58 volte, l’eventualità del ritiro pesa come un coro fuori tempo.

Morale provvisoria: tutti aspettano l’EBU. E l’EBU, per ora, aspetta che il fuoco incrociato politico-mediatico si calmi. Spoiler: non succederà.

Fonte: YLE

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