Slovenia controcorrente: “Una tregua non basta, Israele resti fuori dall’Eurovision”

Alma Bengtsson (EBU)

Quando la musica incontra la diplomazia, la partitura si complica.
Mentre l’EBU (Unione Europea di Radiodiffusione) ha cancellato il voto straordinario che doveva decidere il destino di Israele all’Eurovision 2026, da Lubiana arriva una presa di posizione netta:

“Una semplice tregua non è motivo sufficiente per accettare Israele di nuovo in gara.”

A parlare è Natalija Gorščak, presidente del consiglio di amministrazione di RTV Slovenija, che in un’intervista a TV Slovenija ha messo i puntini sulle i — e anche qualche diesis.

Gorščak: “EBU avrebbe dovuto escludere Israele quest’anno”

Secondo la dirigente slovena, l’EBU ha perso l’occasione di evitare nuove polemiche:

“Sarebbe stato più sensato escludere Israele quest’anno per non trascinare il concorso dentro tensioni politiche inevitabili. Ma vedremo: la decisione spetta a loro.”

Una frase che, nel linguaggio diplomatico dell’Eurovision, equivale a un “non dite poi che non ve l’avevamo detto”.

La tregua non cancella le ferite

L’EBU ha giustificato la sospensione del voto con il “progresso nei negoziati di pace in Medio Oriente” e la firma del piano per Gaza, che ha portato a un cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

Ma per RTV Slovenija, la musica non deve diventare una passerella geopolitica:

“L’Eurovision deve rimanere uno spazio culturale e neutrale, non un campo di battaglia simbolico.”

Insomma, per Lubiana la tregua è benvenuta, ma non sufficiente per dimenticare mesi di tensione e la pesante politicizzazione della scorsa edizione a Basilea.

Slovenia non è sola

La posizione slovena trova eco in altri Paesi europei.
Anche IrlandaPaesi BassiIslanda e la spagnola RTVE — una delle “Big Five” — hanno espresso riserve sulla partecipazione di Israele, arrivando perfino a minacciare un boicottaggio se la EBU non farà chiarezza.

Dietro le quinte, anche la RTBF belga avrebbe espresso “comprensione” per la linea slovena, che si distingue per la sua coerenza: no alla politica sul palco, sì alla musica vera.

Vienna fa appello all’unità

Dall’altra parte del confine, l’Austria, Paese ospitante dell’edizione 2026, cerca di calmare le acque.
Il cancelliere Christian Stocker e l’emittente ORF hanno ribadito il loro impegno a garantire un concorso “inclusivo e pacifico”, chiedendo agli altri Stati di non boicottare l’evento.

Un appello che, per ora, a Lubiana lascia freddi.

La Slovenia tra principio e passione

Per la Slovenia, il messaggio è chiaro: non si tratta di politica estera, ma di coerenza etica.
Nel Paese che ha sempre considerato la cultura come una forma di diplomazia, la posizione della Gorščak riflette una convinzione più profonda: la musica deve unire i popoli, ma non può ignorare la realtà.

E così, mentre Vienna accorda i violini, Lubiana accorda la coscienza.

Fonte: RTVSLO

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