Sanremo 2026: la Rai sbatte la porta e prepara il suo “Festival della Canzone”

Olly con Lucio Corsi

Sanremo senza la Rai? Un’eresia musicale che potrebbe diventare realtà. Le trattative tra la televisione pubblica e il Comune ligure sono arrivate a un punto di non ritorno, e questa volta il braccio di ferro rischia di finire con un microfono… lanciato altrove.

Secondo indiscrezioni bollenti, la Rai avrebbe fissato una deadline all’1 agosto per chiudere l’accordo, ma il muro contro muro è ormai palese. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? L’1% degli introiti pubblicitari richiesto dal Comune e, soprattutto, la pretesa di ottenere la titolarità del marchio e del format del Festival.
Insomma, per Viale Mazzini è come chiedere a Totò di vendere la Fontana di Trevi: un oltraggio.

La minaccia: “Festival della Canzone Rai”

Martedì 22 luglio, in una riunione di alto livello, è trapelata la vera bomba: se l’accordo salta, la Rai è pronta a lanciare nel 2026 il suo personale “Festival della Canzone Rai”.
E le città candidate a ospitarlo non mancano: Torino, Milano, Viareggio, Rimini e Napoli sono già pronte a srotolare il tappeto rosso. Perché, diciamocelo, il Festival porta con sé sponsor, turismo e una valanga di visibilità.

La Rai non lo nasconde: “Senza di noi Sanremo non esisterebbe. Né ieri, né domani”. Ed è difficile dar loro torto, visto che senza telecamere, scenografie e ascolti milionari, il Festival rischia di ridursi a una sagra paesana con fisarmonica inclusa.

Un Festival senza Sanremo è davvero Sanremo?

E qui nasce la domanda da un milione di euro: Sanremo è il Festival o il Festival è Sanremo? I puristi storcono il naso: l’Ariston è un tempio, e spostare l’evento a Rimini suona quasi blasfemo. Ma c’è chi ricorda che la musica, in fondo, non ha confini (e che una bella vista mare a Napoli non sarebbe poi male).

Quel che è certo è che la Rai, questa volta, sembra determinata a fare sul serio. Se entro l’1 agosto non si sciolgono i nodi, Sanremo 2026 rischia di essere ricordato come “l’edizione che non fu”. E a quel punto, cari liguri, non basteranno i fiori per rimediare.

Fonte: Il sole 24 ore

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