Malta non boicotterà l’Eurovision: “La cultura deve restare un luogo di dialogo”

Photo: Sarah Louise Bennett

Mentre mezzo continente discute se lasciare o meno l’Eurovision 2026 a causa della presenza di Israele, Malta sceglie la strada meno rumorosa ma più diplomatica: restare e parlare.
Il ministro della Cultura, Owen Bonnici, ha confermato al Times of Malta che il Paese non minaccerà alcun ritiro dal concorso, ribadendo che “la cultura deve essere uno spazio di confronto, non di chiusura”.

“Credo che l’Eurovision sia un luogo di dialogo”, ha spiegato Bonnici.
“Pur criticando completamente le azioni del governo israeliano, ritengo che la finestra del dialogo debba restare sempre aperta”.

Un messaggio che suona un po’ come una nota fuori dal coro — ma in fondo, anche questo è Eurovision.

“La cultura non può diventare un campo di battaglia”

Le dichiarazioni arrivano in un momento in cui Irlanda, Slovenia, Islanda, Paesi Bassi e, da poco, Spagna hanno annunciato che potrebbero ritirarsi dall’edizione di Vienna 2026 se Israele verrà ammesso in gara.
Madrid è stata la prima tra i cosiddetti “Big Five” – i Paesi che contribuiscono economicamente al concorso – a ventilare un addio, scatenando un effetto domino in mezza Europa.

Ma Malta, isola abituata alle tempeste, preferisce restare in barca:

“Penso che la cultura debba essere quello spazio sicuro dove il dialogo può sempre avvenire”, ha aggiunto Bonnici.

“Israele sta commettendo un genocidio”

Parole di apertura sì, ma non certo di indulgenza.
Bonnici ha anche espresso il suo accordo con il rapporto delle Nazioni Unite, che accusa Israele di genocidio nei territori palestinesi, e ha condannato le azioni del governo di Benjamin Netanyahu.

“La Palestina ha diritto di esistere come Stato sovrano, e condanno pienamente ciò che Israele sta facendo sia in Palestina che altrove.”

Toni duri, ma accompagnati da un invito al confronto. Dopotutto, sembra dire Bonnici, il microfono serve per cantare, non per zittire.

Un déjà-vu culturale: “Volevano bandire i compositori russi”

Non è la prima volta che il ministro si trova al centro di un dilemma tra etica e arte.
All’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, ricorda, alcuni chiesero di escludere i compositori russi dai programmi culturali maltesi.

“La mia prima reazione fu quella di dire sì. Ma poi capii che la cultura non può diventare un campo di battaglia. Deve restare un ponte.”

Un ragionamento che oggi torna utile nel caso israeliano: bandire o dialogare?
Per Bonnici la risposta è chiara — il dialogo è sempre più produttivo del silenzio.

Un piccolo Paese con una grande lezione

In un’Europa che canta sempre più spesso a cori separati, Malta sceglie di intonare una melodia di equilibrio.
Critica Israele, ma resta. Difende la Palestina, ma non alza muri culturali.
Per un Paese che in Eurovision raramente arriva in finale, è forse la lezione più vincente: a volte si può contare di più restando sul palco che uscendo di scena.

Fonte: The times of Malta

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