La Danimarca non boicotterà l’Eurovision: «La musica deve restare sopra la politica»

Sissal performing Hallucination for Denmark at the Second Semi-Final in St. Jakobshalle

Mentre mezza Europa alza la voce contro la partecipazione d’Israele all’Eurovision 2026, la Danimarca sceglie la via della calma nordica.
La TV pubblica DR ha infatti confermato che non ritirerà il Paese dalla competizione, prendendo così le distanze dal crescente coro di emittenti europee pronte a disertare Vienna se Israele sarà in gara.

Ma attenzione: non è un sì cieco.
Il capo redazione di DR Cultura, Dibattito e MusicaGustav Lützhøft, ha spiegato che la partecipazione danese è condizionata da tre punti fermi:
unità internazionale, sicurezza e neutralità politica.

«Sosteniamo l’Eurovision come evento culturale che dal 1956 unisce le nazioni attraverso la musica.
La nostra partecipazione è subordinata al mantenimento di una cornice internazionale forte, sicura e apolitica»,
ha dichiarato in un comunicato che sa di diplomazia e buon senso.

«Non è un atto politico, ma un atto di fiducia»

In un’Europa sempre più divisa tra applausi e fischi, la Danimarca sembra voler ricordare a tutti perché l’Eurovision è nato.

«La nostra presenza non rappresenta né un sostegno né una protesta contro un singolo Paese», ha aggiunto Lützhøft.
«In un’epoca segnata da tensioni e fratture, è fondamentale ricordare lo spirito originale del concorso: creare uno spazio in cui le differenze possano incontrarsi, non scontrarsi.»

Insomma, la Danimarca preferisce cantare che litigare — e per una volta, chi potrebbe darle torto?

I cinque “ribelli” contro Israele

Le parole del dirigente arrivano in un clima infuocato: Spagna, Slovenia, Islanda, Irlanda e Paesi Bassi hanno già minacciato il boicottaggio, se Israele resterà in gara.
Gli olandesi, in particolare, hanno dichiarato che “nelle attuali circostanze non è più possibile giustificare la partecipazione di Israele, considerando le sofferenze umane a Gaza”.

Cinque Paesi pronti a spegnere i riflettori, e la Danimarca che invece decide di restare sul palco.
Un po’ come quel cantante che entra in scena anche quando gli altri hanno già tolto i microfoni.

Israele divide, la Danimarca media

Ricordiamo che possono partecipare all’Eurovision tutti i Paesi la cui TV nazionale è membro dell’Unione Europea di Radiodiffusione (UER) — anche quelli fuori dal continente, come Israele o l’Australia.
Una regola nata per unire, che oggi però divide.

Il DR risponde con filosofia scandinava:
sì alla musica, no alla propaganda.

«In tempi di conflitti e polarizzazioni, l’Eurovision deve restare uno spazio di incontro. Non possiamo permetterci di politicizzarlo»,
si legge tra le righe del comunicato.

Danimarca: sangue freddo e buon senso

Nel mezzo di dichiarazioni infuocate, lettere aperte e hashtag militanti, Copenaghen mantiene la calma.
Nessuna fuga, nessuna accusa, solo la ferma convinzione che la cultura sia un ponte, non un campo di battaglia.

E chissà — forse, in un mondo dove si urla sempre più forte, l’unica vera ribellione è continuare a cantare.

Fonte: DR

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