Il Canada vuole entrare all’Eurovision. Non è uno scherzo, è politica estera.

Nel nuovo bilancio federale canadese è comparsa una frase che ha fatto sobbalzare mezzo mondo eurofan: il governo sta “lavorando con CBC/Radio-Canada per esplorare la partecipazione all’Eurovision Song Contest”. Non un comunicato stampa, non una fuga di notizie. È nero su bianco in un documento ufficiale del Parlamento di Ottawa.

E dietro l’operazione non c’è un funzionario creativo o qualche stagista con troppa fantasia, ma direttamente il primo ministro Mark Carney, che – secondo fonti interne – sta spingendo personalmente per una storica “prima volta” del Paese nel concorso europeo.

Un Paese intero si ritrova quindi a porsi la domanda più improbabile del 2026: davvero il Canada vuole presentarsi all’Eurovision come se niente fosse? A quanto pare sì. E la motivazione, almeno pubblicamente, è quasi tenera: secondo il ministro delle Finanze François-Philippe Champagne, l’Eurovision sarebbe “una piattaforma per mostrare ciò che il Canada ha da offrire”. Traduzione: soft power con base a Vienna, microfoni aperti, milioni di spettatori, e un messaggio politico sotto la vernice glitterata.

La questione però non è banale. Il Canada è solo membro affiliato dell’EBU, come l’Australia, che ha debuttato nel 2015. Ma a differenza degli australiani, i canadesi non hanno ancora costruito un legame culturale col concorso. L’Eurovision in Canada non è tradizione popolare: lo conosce la comunità queer, chi segue la cultura europea, e una buona dose di nostalgici che ricordano Céline Dion, canadese, che però vinse… per la Svizzera.

L’idea non è nuova: nel 2022 una produzione di Toronto aveva provato a lanciare un Eurovision Canada, con finale tv e rappresentante nazionale da spedire in Europa. Risultato: progetto evaporato, costi enormi, e CBC che si è sfilata dicendo “troppo caro”. Stavolta però la spinta è politica, e quando un governo inserisce l’Eurovision in un bilancio federale, non è più intrattenimento: è una dichiarazione d’intenti.

I problemi restano: l’EBU non vuole un concorso trasformato in un mondiale della musica, e nel frattempo deve già gestire il caos attorno alla partecipazione di Israele nel 2026. Ma il fatto che l’iniziativa arrivi “da chi già partecipa”, come ha detto Champagne, lascia pensare che qualche porta in Europa si sia già aperta.

Per ora, niente conferme ufficiali. Ma una certezza c’è: mai nella storia l’ipotesi “Canada all’Eurovision” è stata così concreta. E se davvero succederà, sarà la prova definitiva che l’Eurovision non è solo un festival: è geopolitica con coreografie e fuochi d’artificio.

Fonte: CBC

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