Eurovision 2026 nel caos: l’EBU risponde alle minacce di boicottaggio per Israele

Mancano ancora nove mesi all’Eurovision Song Contest 2026 di Vienna, ma il clima è già rovente. Dopo le dichiarazioni di Slovenia, Islanda e Spagna, pronte a valutare il ritiro se Israele verrà ammesso alla competizione, il direttore dell’evento Martin Green ha rotto il silenzio con una dichiarazione destinata a far discutere.
Martin Green: “Capisco le preoccupazioni, ma decidono le emittenti”
Intervistato dalla televisione danese DR, Green ha ammesso che la situazione è “delicata e complessa”:
“Comprendiamo le preoccupazioni legate al conflitto in Medio Oriente. Stiamo ancora consultando tutti i membri dell’EBU per capire come gestire la partecipazione e le tensioni geopolitiche. La decisione finale spetta a ogni emittente e rispetteremo qualsiasi scelta verrà fatta.”
In altre parole: ognuno giochi come vuole, ma per ora Israele resta dentro.
Slovenia, Islanda e Spagna alzano la voce
- Slovenia: la direttrice generale Ksenija Horvat ha dichiarato che RTVSLO non parteciperà se Israele sarà in gara, accusando l’EBU di “mancanza di trasparenza” e puntando il dito contro le presunte campagne di voto sponsorizzate da Tel Aviv.
- Islanda: il direttore di RÚV, Stefán Eiríksson, parla di “serie preoccupazioni” sul comportamento dell’emittente israeliana e del governo, lasciando intendere un possibile ritiro strategico.
- Spagna: il ministro della Cultura Ernest Urtasun ha invitato RTVE a valutare l’uscita dal concorso se Israele verrà ammesso, sostenendo che “non si possono normalizzare le violazioni dei diritti umani”.
L’effetto Eurovision: accuse, voti e sospetti
La tensione è salita alle stelle dopo l’ultima edizione di Basilea 2025, quando Israele — rappresentato da Yuval Raphael— ha conquistato il televoto grazie a una massiccia campagna su YouTube finanziata dal governo israeliano.
Spot personalizzati, slogan in più lingue, persino video dedicati ai telespettatori scandinavi: il risultato? Israele seconda classificata, ma con il televoto “dopato” secondo molti delegati.
L’EBU, però, respinge le accuse: “Il sistema di voto è sicuro”. Gli altri broadcaster, a quanto pare, non ne sono così convinti.
Vienna 2026 a rischio defezioni
Ad oggi, lo scenario per il 70º anniversario dell’Eurovision è tutt’altro che chiaro:
- RTVSLO potrebbe ritirarsi ufficialmente già in autunno.
- RÚV attende la decisione dell’EBU prima di confermare Söngvakeppnin come selezione valida.
- RTVE deciderà entro dicembre.
- AVROTROS (Paesi Bassi) e RTBF (Belgio) sono ancora in trattativa con l’EBU.
La deadline fissata per confermare la partecipazione senza penali è metà dicembre 2025. Se non si trova un compromesso, Vienna rischia di ospitare un Eurovision a ranghi ridotti.
Il punto fermo: Israele c’è (per ora)
L’emittente israeliana KAN ha confermato l’intenzione di partecipare. L’EBU, dal canto suo, non ha mai escluso Israeleperché, a differenza di Russia e Bielorussia, l’indipendenza editoriale del broadcaster è formalmente garantita.
Eppure, come ha ammesso lo stesso Eiríksson, “il vento in Europa sta cambiando”.
Fonte: DR